Articolo presente nell’Annuario AIPB 2020

Il coronavirus e il lockdown hanno profondamente cambiato il consumatore italiano, la sua sensibilità, i canali di spesa e le voci di acquisto, e di conseguenza ci siamo abituati in ogni settore a beneficiare di quello che la tecnologia ci può dare.

Siamo diventati più digitali, ma anche più attenti alla sostenibilità, e non solo di quello che mangiamo. Abbiamo ritrovato il supermercato vicino a casa, ma abbiamo anche scoperto la spesa online e il digital banking. Cerchiamo di muoverci a piedi o in bici, evitando gli affollati trasporti pubblici.

Un nuovo Digital Wealth Management

Nel lockdown è nato un nuovo tipo di consumatore digitale e tutte le industrie ne devono tener conto. In qualsiasi settore, quindi, sarà sempre più importante sviluppare  il maggior numero di soluzioni ed interazioni digitali possibili con il proprio cliente finale.

Il settore del wealth management ovviamente non poteva essere da meno, ma con una profonda differenza, che è il punto da cui parte ogni impresa che offre servizi finanziari.

Abbiamo imparato in questi anni che il fenomeno del Fintech distingue molto chiaramente le start up che sono native digitali, molto snelle e veloci, con un grandissimo sviluppo della tecnologia e quindi realmente disruptive, rispetto ai grandi gruppi che seguono e si limitano semplicemente a fare innovazione: la disruption del fintech è infatti la creazione di nuovi servizi e prodotti di qualità di facile utilizzo, trasparenti e digitali, offerti ad una nuova clientela che di fatto ha difficoltà a reperirli.

Tra le fintech che hanno fatto disruption c’è sicuramente ClubDealOnline, che di fatto ha reso digitale e accessibile on line in tutta Italia l’opportunità dei club deal, cioè una transazione, di solito un aumento di capitale,  tra un numero ristretto di investitori di Private Equity che, unendosi, impegnano dei capitali collettivamente per l’acquisizione o il finanziamento di una società target, Scale up o PMI innovative, alla ricerca di nuove risorse per crescere, su cui singolarmente non sarebbero in grado di investire.

Il modello unico di ClubDealOnline

L‘offerta di ClubDealOnline ha molti punti di forza e di distinzione: ClubDealOnline è una piattaforma digitale di Private Crowdfunding, autorizzata e vigilata Consob, dedicata esclusivamente ad High Net Worth Individual, Family Office e clienti istituzionali. Vi si accede solo per invito e la nostra mission è quella di selezionare le migliori Scale Up e PMI presenti sul mercato per offrire al pubblico di investitori i business più interessanti. La selezione e validazione delle migliori Scale Up sono affidate a iStarter (acceleratore italiano basato a Londra ed operante in un contesto internazionale) mentre per le PMI ci avvaliamo di Partner esterni con comprovata esperienza nel settore. ClubDealOnline nasce dall’idea che gli investitori privati di fascia alta non abbiano molte possibilità di diversificare il proprio portafoglio investendo in Start up/ScaleUp perché non sono per loro facilmente raggiungibili. ClubDealOnline unisce il meglio e la professionalità di un Angel Club alla facilità di accesso alle piattaforme di Equity Crowdfunding.

Ci rivolgiamo solo a HNWI che vengono invitati a partecipare alla piattaforma, così come ai professionisti della consulenza finanziaria che accompagnano il cliente nella scelta dell’azienda su cui investire. ClubDealOnline rappresenta quindi la migliore opportunità di investimento nell’economia reale, con un modello che viene proposto direttamente solo a selezionati investitori (o con la consulenza del loro banker). Il modello, ideato da Antonio Chiarello, si integra perfettamente con la rivoluzione digitale in atto, con la segmentazione sui servizi dell’industria del wealth management  e con la mia esperienza nel lanciare una fintech che si occupa delle soluzioni più semplici per i piccoli portafogli:  con il crescere del patrimonio e della complessità degli investimenti la figura del Banker rimane centrale per accompagnare il cliente , pur non potendo più prescindere da un’esperienza digitale nell’offerta. Per questo motivo è chiara fin da subito la volontà di ClubDealOnline di crescere attraverso partnership B2B; in tal modo, infatti, le reti di private banking sarebbero in grado di offrire alla propria clientela nuovi servizi di investimento, senza doverli sviluppare internamente.

Il digitale è l’altro componente fondamentale dell’offerta di ClubDealOnline: il nostro investitore effettua tutto il suo investimento on line nella nostra piattaforma, valutando i numeri e il business model delle società; interamente online può, inoltre, controllare la propria posizione e l’andamento delle società su cui ha investito con comunicazioni regolari.

Abbiamo indicato prima alcuni tratti unici di ClubDealOnline. Siamo una piattaforma di private crowdfunding, quindi alla piattaforma ci si accede solo per invito, ci rivolgiamo essenzialmente a HNWI e Family office, e selezioniamo principalmente Scale Up e PMI piuttosto che a Start Up, cioè società che già fatturano e hanno validato commercialmente il prodotto o servizio. Ci sono altri elementi che caratterizzano ClubDealOnline rispetto alle altre piattaforme di crowdfunding. Per esempio, il taglio medio dell’investimento è molto più elevato: 40.000€, con ticket minimo di 10.000€. Inoltre ClubDealOnline è stata la prima società a parlare di un modello phygital: infatti l’investitore che si avvale della nostra piattaforma ha la possibilità di incontrare personalmente il CEO o il fondatore delle società che vanno in aumento di capitale per capire meglio il business, le opportunità e valutare il management. Poi il modello phygital diventa invece interamente digitale per l’investimento, il completamento della sottoscrizione e il monitoraggio successivo dell’andamento economico dell’azienda.

Ulteriore elemento che rende il modello di ClubDealOnline unico è l’utilizzo di una fiduciaria come intestataria delle quote per perfezionare l’investimento. Questo permette agli investitori di mantenere l’anonimato, evita alle società un affollamento della Cap Table -avendo solo la fiduciaria nel registro soci – e getta le basi per un mercato secondario delle quote e delle eventuali exit.

Perché diversificare negli asset illiquidi

Purtroppo il Covid è stato ed è ancora un problema di salute nazionale e si porta dietro una profonda crisi economica che stiamo attraversando, così come il forte rallentamento dei consumi comporta la necessità delle aziende di rivolgersi ad altre forme di finanziamento per la loro crescita rispetto ai modelli tradizionali che riportano al sistema bancario. Questa domanda incontra perfettamente le esigenze degli investitori di oggi. Infatti, la seconda conseguenza della pandemia è che il fenomeno dei tassi negativi si è consolidato e le politiche monetarie espansive continueranno per molto. Da qui la necessità di molti investitori di cercare rendimenti e maggiore diversificazione negli asset illiquidi. Era già iniziata una crescita di attenzione verso gli investimenti in economia reale, ma ora questo trend non può che accelerare.

I private market, meno sensibili alle oscillazioni di breve periodo e in alcuni casi capaci di avvantaggiarsi delle situazioni di difficoltà che molte aziende attraverseranno nei prossimi mesi, sono sulla cresta dell’onda. Il Covid non è una causa dell’interesse che monta, ma certamente la crisi che ne consegue ha generato un’accelerazione della domanda per questa asset class multiforme, decorrelata rispetto alle borse e con rendimenti sopra la media delle attività di investimento tradizionali. E non è un caso che la domanda di investimenti nei private market cresca. Il mercato a fine 2019, secondo l’ultimo global report di McKinsey, valeva globalmente 6,5mila miliardi di dollari (+10% sul 2018 e quasi il triplo in dieci anni), di cui 3,9 mila investiti in private equity (il 60% del totale). Il mercato italiano di questo segmento dei private market, secondo Aifi, vale invece 11 miliardi di euro (il dato si riferisce alla sola raccolta degli istituzionali), in cui la parte del leone è fatta dal PE con 7,5 miliardi, seguito dal private debt che invece ha una dimensione di 1,3 miliardi. Mentre secondo AIPB degli 844 miliardi di euro in gestione al private banking in Italia, solo 3,9 miliardi, cioè lo 0,25%, contro l’1% di quello in gestione ad assicurazioni e fondi pensione, faceva riferimenti a private market.

Lo spazio di crescita nel nostro Paese è enorme e lo indica proprio quell’ultimo dato di Aipb: se fondi pensione e assicurazioni destinano solo l’1% del proprio capitale all’economia reale, è quella quota che va incrementata per ridare gas alle nostre imprese ferite.

Per tutti questi motivi sono convinto che per soddisfare un cliente del Private Banking così come un HNWI, i private asset rappresentano un’ottima diversificazione e l’offerta di ClubDealOnline rappresenta la migliore opportunità, innovativa e digitale, per investire in questa asset class.

 

Luca Valaguzza

Partner & BoD member ClubDealOnline